Annotazioni del giorno dopo, dal diario di bordo di Paolo D’Arpini ed Antonello Palieri, su “Estetica, ecologia, etica e spiritualità laica”

21 marzo 2009 –  Partito da Calcata, in viaggio con Patrizia Peron verso Farfa, oltrepassato il Tevere, limaccioso ma placido e gonfio, immediatamente percepisco di stare in un altro mondo. Siamo entrati nel “deserto sabino”, dove l’ambiente naturale prende il sopravvento su quello urbanizzato. Le dolci colline, gli oliveti, le rade case circondate da un verde smeraldino, le strade che si intrecciano e curvano quasi sempre sgombre di traffico, siamo insomma nel paradiso terrestre, quel che è rimasto di un ambiente naturale che contraddistingueva l’intero Lazio, ora limitato a questo angolo della Provincia Reatina.

Mi sembra persino un miracolo, giunti all’abbazia di Farfa, notare come attorno non siano cresciuti, come in molti altri luoghi, casermoni e villette, autogrill e supermarket, tutto sembra fermo al medioevo, le botteghe –sia pur evidentemente commerciali- mantengono un decoro ed una aria di antichità nel borghetto intonso dalla modernità consumista.

L’ampia abbazia, ricca di monumenti e spazi coltivati che la circondano, con androni, chiostri, lunghi corridoi, sembra un alveare, suddiviso in reparti specializzati. A fianco dell’ingresso noto un’erboristeria con una ragazza che pare una maga, capelli ricci lunghi ed occhi neri neri, forse è un’anima antica che è tornata ad esercitare proprio a fianco dell’abbazia il cui motto è “ora et labora”, se non fosse per  questa sua forte presenza il luogo sembrerebbe abbandonato, i monaci sono radi e le suore “brigidine”, ove vi fossero, se ne stanno chiuse nel loro convento, in semi clausura.

Finalmente dopo lungo cercare riusciamo a rintracciare la biblioteca statale che sta all’interno dell’abbazia nella quale è prevista questa tavola rotonda su “Estetica, ecologia, etica e spiritualità laica”. Gli ospiti arrivano alla spicciolata, evidentemente anche loro spersi in quel mondo astruso a metà fra l’essere ed il non essere.

Infine giunge anche il priore, dom Eugenio Gargiulo, reduce dalla cerimonia religiosa in onore del fondatore San Benedetto, e cominciano i lavori…Introduco il discorso spiegando che quest’esperimento sinergico d’incontro fra materia e spirito può avvenire solo attraverso i piani sottili del pensiero, nell’osservazione della bellezza del creato, nella consapevolezza della sua unitarietà, nel percepire l’amore che lo compenetra e nella coscienza della presenza dello spirito in tutto ciò che è.Il priore porge il saluto dell’ordine benedettino, egli inneggia all’equilibrio, alla serenità ed alla pace.

Subito appresso viene cantata da Stefano Panzarasa una canzone dal senso inequivocabile “la luce è la stessa…” di Luciana Marinangeli.

Le relazioni iniziano con don Massimo Lapponi che si dilunga in un excursus sui concetti filosofici aristotelici e sulla morale cristiana tesa alle gioie soprasensibili, avvertendo il pericolo di “cadere vittime dell’ipertrofia tecnica che porta all’atrofizzazione della capacità di esprimere gioia, accontentandosi del godimento immediato empirico”. E qui viene  letta una poesia sull’amore di Mariagrazia Pelaia dalla brava attrice Francesca Spurio.

Aurelio Rizzacasa parla del messaggio universale francescano insito nel Cantico delle Creature, in cui sono descritti gli elementi naturali come manifestazione della gloria e impronta del divino, consentendo in tal modo l’incontro fra religiosità e spiritualità laica. Subito dopo è stata letta una poesia di Nanao Sakaki, poeta bioregionalista, che descrive con altre parole lo stesso concetto espresso da San Francesco.

Franco Libero Manco quindi inneggia al biocentrismo, ovvero “al riconoscimento che ogni qualità è presente in tutte le forme vitali e che quindi non ha senso suddividere gli esseri in una scala di valori egoistica, l’uomo compartecipa alla vita come le piante e gli animali, il biocentrismo è perciò un modo per superare l’antropocentrismo filosofico e religioso” egli descrive gli esseri viventi come portatori ognuno di una nota musicale, la sinfonia universale è il risultato della armonia fra tutte queste note.

Anche Paolo Piacentini, presidente del parco regionale dei Monti Lucretili, espone l’importanza dell’ecologia biocentrica per mantenere l’uomo aderente ai valori dell’ambiente. Per avvalorare questo concetto è stata cantata a questo punto una canzone di Gianni Rodari sul significato del “pane quotidiano” con offerta di pane cotto da  Stefano Panzarasa nel forno a legna di Moricone, subito dopo Stefano parla del messaggio di Teilhard de Chardin e Thomas Berry, che descrivono una nuova religiosità legata alla terra,  Stefano   ha voluto dar valore al messaggio matriarcale ed  ha coniugato il pensiero di due persone eccezionali (Teilhard de Chardin e Thomas Berry) con il bioregionalismo, la storia della Terra (sacra), il cristianesimo, il manifesto dell’era ecozoica, gli orti biologici con i bambini e bambine nelle scuole del Parco dei Monti Lucretili, Marija Gimbutas e i nativi europei…  contemporaneamente cantando le bellissime poesie di Rodari da lui magistralmente musicate. Il discorso è corroborato in chiave scientifica da Fabio Caporali, docente di ecologia all’Unitus, il quale ricorda la nascita di questa nuova scienza, nata nel 1935 per l’intuizione di Tasley e successivamente di Naess, in cui il “metodo di transdisciplinarietà e epistemologia ha portato al riconoscimento degli ambiti ecosistemici… ovvero di come la natura si organizza in un continuo processo evolutivo”.

A questo punto il vescovo della Sabina, Lino Fumagalli,  interviene con un semplice e leggero intervento sul senso del dialogo e sul riconoscimento dei valori espressi durante l’incontro. Per finire Laura Lucibello  parla dei lavori artistici sul tema “Affreschi ed affrescatori” esposti nel chiostro e da lei vengono consegnate le targhe ai primi classificati: Carlo Monopoli, Raffaella Tommasi, Valeria Macaluso. Fra gli  altri partecipanti  al concorso ricordo  anche le opere di:  L’Aura, Michela Mezzomo Stucchi, Felice Cibba, Vincenzo Illiano….

Subito dopo, finalmente rotti i ranghi,  tutti si affollano alla tavolata del rinfresco per godere degli squisiti pasticcini preparati con amore dalle suorine sabine. Il mio ritorno a casa, compiuto per grazia di Laura Lucibello, è stata un’occasione di rivisitazione e riflessione su tutte le esperienze vissute, ma queste considerazioni –forse di carattere eccessivamente personale- non vengono qui condivise….   Paolo D’Arpini, moderatore alla Tavola Rotonda

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Intervento scritto ricevuto:

Spiritualità Laica. Con questa definizione intendevo rivendicare, molti anni fa, i valori e i sentimenti di chi coglieva dalla storia e dalla letteratura – poesia e narrativa – con particolare riferimento all’800, grandi valori estetico-spirituali. Per un verso ero deluso, ma dovrei dire scandalizzato, dall’indifferenza della Chiesa ufficiale verso quei capolavori dell’arte letteraria che hanno di fatto sostenuto la sensibilità cristiana ispirata al Vangelo – o meglio alla Rivoluzione del comune sentire operata da Gesù – per un altro verso ero deluso, anzi scandalizzato, dall’ottusa crociata dei comunisti contro una spiritualità comunque dichiarata, crociata in pantofole, che ha sempre finito col negare le tre strutture portanti della spiritualità senza aggettivi: ispirazione (artistica e religiosa), intuizione oltre la soglia, capacità di pre-visioni.

Debbo oggi ammettere che il misterioso e luminoso arcobaleno realizzato dal passaggio di Giovanni XXIII° e confluito in quello di Giovanni Paolo II, fra i due tempi di un unico messaggio di pace e di felicità, ha reso in parte superflua la mia posizione critica, ma restano a negare sia questo Arcobaleno glorioso, sia la spiritualità laica un esercito di ignoranti portatori di una brutalità del pensiero cosiddetto positivo di cui, prima o poi, ne diventano vittime. Alla negazione della Spiritualità conducono, prendendoci per mano, alcune estreme strategie consumistiche, e una Chiesa che parla ancora di divieti, invece di insistere sulla potente gioia dell’illuminazione evangelica, una Chiesa che chiude invece di aprire. Quando accenno alla nuova massa di ignoranti non penso certo a quegli analfabeti per necessità che per grazia di Dio parlano e agiscono meglio di tanti dotti. Gesù scardina i rituali e le certezze di comodo.

Per un momento ho pensato di abbandonare la rivendicazione della spiritualità laica nel culmine dell’esperienza di Giovanni Paolo ed oggi ammirando l’ampiezza dei messaggi di Internet (Google) sia sulla spiritualità pura e semplice (e quanto mai complessa) sia sulla spiritualità laica. E proprio ammirandone la diffusione mi sono poi reso conto della necessità di coordinare o quanto meno di avvicinare i testi che possono dare lumi. Si tratta di un centinaio di volumi sull’estetica e la spiritualità, la cultura di confine, la grande letteratura dell’800, la scultura e la pittura di diversi secoli… Nella lettura di questi testi emerge quasi subito la sostanziale differenza tra la cultura creativa di alcuni geni del passato e la cultura statica del presente, l’insensata suddivisione delle discipline universitarie e delle materie di studio delle scuole medie e superiori sino a far riemergere la necessità di ripartire dal binomio estetica e spiritualità per ritrovare un ordine del discorso oltre l’effetto evocativo dei termini.   Antonello Palieri

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Poesia del giorno dopo:

Il cardellino dallo splendido manto

intona nell’aria un melodioso canto.

Solitario, volò tra spini di cardo

rubandone i semi senza riguardo

proprio a colui che gli diede nome.

Poi vinto, alfine stanco,

si isolò al mondo

ponendo il suo nido sul ramo più alto.

L’Aura

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